Il riscaldamento autonomo prevede la presenza di un impianto dedicato a servire una sola abitazione; il riscaldamento centralizzato prevede invece la presenza di un’unica caldaia, di potenza molto più elevata rispetto a quelle utilizzate per gli impianti autonomi, che attraverso un sistema di tubazioni particolarmente esteso riesce a servire più unità abitative differenti.
Il riscaldamento centralizzato è quello presente più di frequente all’interno dei condomini e prevede il posizionamento della caldaia condivisa in spazi comuni.
Col riscaldamento autonomo i consumi e i costi di manutenzione dell’impianto sono a carico esclusivamente del nucleo familiare che abita la casa, il riscaldamento centralizzato prevede invece la condivisione di costi e utenze tra tutti i soggetti collegati all’impianto.

Ognuno dei due diversi sistemi di riscaldamento prevede pro e contro.
La normativa in materia, in caso di impianto centralizzato, prevede a questo proposito anche l’obbligo di dotarsi di sistemi di termoregolazione del calore: delle valvole termostatiche devono essere installate sui caloriferi in modo da poter impostare, per ogni stanza, la temperatura desiderata. Sempre in caso di riscaldamento centralizzato, sussiste l’obbligo di utilizzare un sistema di contabilizzazione che permetta di misurare i consumi di ognuna delle unità abitative connesse per fare in modo che le spese possano essere suddivise in base ai consumi stessi.
Se quindi gli impianti centralizzati comportano più vincoli e limitazioni hanno come vantaggio quello di garantire un rendimento più elevato: le caldaie condominiali comuni sono normalmente molto più efficienti di quelle installate per le singole abitazioni e questo consente di erogare calore consumando meno.


Fonte:www.residenze.com - Residenze Immobiliari







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